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Kufia | Visual blog for Palestine

A collection of images, artworks and words is opens to every contribute from world wide, collectives and individuals, as supporting tool to "Kufia project - 100 disegnatori per la Palestina" (100 illustrators for Palestine). The goal of these pages is the comparison, the harvest of ideas, projects that are supporting the palestinian struggle for self-determination.

You can add this project publishing your own artworks or words, spreading around the url, telling it to your friends.


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A visual blog for Palestine.
Questa raccolta di immagini e parole, aperta ai contributi di tutti gli utenti, gruppi e sensibilità diffuse, è un supporto al progetto Kufia, 100 disegnatori per la Palestina.
Lo scopo di queste pagine è il confronto, la raccolta di idee, spunti, progetti che sostengano la lotta di autodeterminazione del popolo palestinese.

Potete partecipare al progetto pubblicando le vostre immagini e parole, diffondendo questo url, parlandone con amici e invitandoli a partecipare e sostenere.

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Publish Archive The project Contacts Credits

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ONE MAN,ONE VOTE:  come si vincono le elezioni in Israele

 Title: ONE MAN,ONE VOTE: come si vincono le elezioni in Israele
Name: guerrilla radio
Txt: La campagna elettorale israeliana marcia spedita
come i cingoli dei suoi carri armati sopra la Palestina occupata.

I votanti ebrei chiamati a decidere per il nuovo parlamento il prossimo 28 marzo
infileranno nell'urna una scheda ulteriormente bacata di sangue, dopo ieri.

Invocare la sicurezza, a cosa potrà mai servire,
se continuamente l'autorità palestinese viene delegittimata
da continue violazioni alla sua autorità.

La distruzione del carcere di Gerico,
è l'ennesimo attacco terroristico israeliano
che rivela ulteriormente
chi impedisce il raggiungimento di un accordo di pace,
sempre più distante.

Le immagini televisive che mostrano palestinesi costretti a denudarsi,
poi ammanettati e bendati presi in consegna dall'esercito di Tel Aviv
sono una ennesima umiliazione per tutti quegli arabi
collegati in mondovisione.

Oltre a questa onta subita,
due le guardie carcerarie uccise,
quale colpa hanno avuto,
se non cercare di portare a casa qualche soldo con un lavoro sicuro,
in una economia messa in ginocchio dall'occupazione israeliana.
Chi lo spiega ai loro padri? e ai loro figli?

Come si può pensare ad un tregua,
mentre le truppe di Tel Aviv quasi quotidianamente subentrano alle città palestinesi
provocando distruzione e morte???

Diversi politologhi affermavano come queste elezioni israeliane
sarebbero state condizionate da un attacco kamikaze palestinese,
rendendosi conto che ciò non avveniva,
Ehud Olmert ha deciso allora di dispiegare ulteriormente i suoi blindati in Palestina
e andare ad affiggere i suoi cartelli elettorali sulla schiena degli innocenti morti.

Infine,
complimenti al governo Blair
che ha pienamente collaborato con l'esercito israeliano
(ovviamente oltre agli usa)
stendendo il tappeto rosso all'avanzato dei carri armati di Tel Aviv.
.
guerrilla radio
.
la nostra solidarietà al Fronte Popolare di Liberazione della Palestina.

il sito:
http://www.pflp.net/

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«Io, pacifista, torturato da Israele»

 Title: «Io, pacifista, torturato da Israele»
Name: guerrilla radio
Txt: 7 GIORNI PRIGIONIERO

Fermato all'aeroporto di Tel Aviv, Sono rimasto otto giorni in cella. Ammanettato, preso a calci nei testicoli e insultato.
Questo il mio racconto.
VITTORIO ARRIGONI


Sono ancora intorpidito, tornato da qualche ora in Italia, stamane (ieri per chi legge ndr) risvegliandomi a casa, fra la mia famiglia, ho tratto un sospiro di sollievo. Ma permane lo sconforto per non trovarmi laddove avrei dovuto essere. Avevo tutte le buone intenzioni e la ragioni, e il diritto di oltrepassare il confine israeliano, invitato ad una conferenza internazionale sulla non violenza. Avevo raccolto dei soldi per un orfanotrofio di Tulkarem, cui rimango affezionato, e alcune famiglie con cui ho condiviso in passato lutti, disgrazie e speranze, mi aspettano ormai da due anni. Sono stati giorni difficili, di tremendi sacrifici, specie dopo che sono stato messo in una cella in isolamento con una telecamera fissata sulla mia branda, 24 ore al giorno, sottoposto a privazioni fisiche e intimidazioni psicologiche.

Mattatoio all'aeroporto

Il mattatoio mercoledì 21. Nonostante avessimo più volte comunicato al capo del centro di detenzione in cui siamo stati rinchiusi, la nostra ferma intenzione di non lasciare Israele prima di apparire dinanzi alla corte, e che un avvocato stava lavorando per far sì che ciò avvenisse in tempi brevi (cosa che poi puntualmente è accaduta) il pomeriggio di mercoledì poliziotti con fare molto aggressivo si sono presentanti nella cella per portare via Michael, rispedirlo in Inghilterra. Michael allora si è accucciato nel centro della stanza, rifiutandosi di collaborare, richiedendo più volte - e io con lui - di contattare il nostro avvocato. A questo punto i poliziotti ci hanno urlato che erano autorizzati a portarlo via con la violenza. Io so che Michael, sulla cinquantina, ha problemi alle ossa delle gambe, per cui ero molto preoccupato non si facesse male. Nel momento in cui i poliziotti provavano ad afferrarlo, mi sono interposto fra lui e loro, richiedendo a gran voce il mio diritto di contattare il consolato italiano. La risposta di un poliziotto è stato una ginocchiata ai testicoli. Hanno cercato allora, ammanettandomi un polso, di trascinarvi via dalla stanza ed io con tutte le mie forze, in maniera non violenta, ho cercato di impedirglielo, aggrappandomi agli angoli del muro, ai piedi del letto.

Hanno cominciato a colpirmi duramente, con calci e pugni, soprattutto sulla schiena. Una volta riusciti a trascinarmi nel corridoio, la violenza da parte dei poliziotti è aumentata (Michael mi dirà in seguito che erano sette a «occuparsi» di me) Nonostante il mio fisico atletico sono cardiopatico, (seguo una terapia che prevede l'assunzione di 2 pillole al giorno).



Punti di sutura strappati coi denti

Schiacciato a terra e malmenato da diversi poliziotti, ho iniziato ad avere problemi di respirazione, gridavo di lasciarmi, ma loro non demordevano. Quando infine ho avvertito una fitta al cuore, la mia preoccupazione si è fatta panico. Sono riuscito ad allungarmi e ad afferrare un vetro dal pavimento, una cornice di un quadro che nel frattempo cadendo era andata in frantumi. Essendo una persona non violenta, piuttosto che muovere violenza verso qualcuno sono disposto a infliggermela a me stesso. Allora ho iniziato a tagliarmi, prima il viso, poi un braccio, infine la mano, pensando che la vista del sangue placasse la ferocia dei mie aguzzini. E così infatti, dopo alcuni minuti, i poliziotti hanno mollato la presa, mi hanno permesso di prendere la mia medicina per il cuore e un'ambulanza mi ha condotto in ospedale, dove accertamenti concluderanno poi che la fitta non è il cuore ma uno strappo al muscolo pettorale dovuto ai maltrattamenti subiti.

Mi hanno ricucito anche alcuni tagli sulla mano, ma in maniera rozza, senza disinfettare le ferite, tanto che il giorno dopo si sarebbero infettati. Ma quando ho mostrato la mano ai poliziotti dall'oblò della mia cella, questi mi hanno risposto che loro non erano dottori, che mi arrangiassi. Coi denti sono stato costretto allora a rimuovere da solo i punti di sutura. Per tutto il tempo prima, durante, e dopo l'«incidente» ho continuamente richiesto di esercitare il mio diritto a contattare il mio avvocato e il consolato italiano, inutilmente. «Adesso non è possibile», la risposta ai miei continui appelli.

Di ritorno dall'ospedale, a cui sono stato condotto incatenato braccia e gambe a una barella manco fossi un pericoloso criminale, un poliziotto mi ha detto che potevo telefonare al mio console, sì ma una volta arrivato in Italia! I medicinali per curare la mia cardiopatia mi sono stati requisiti dalla polizia e mai più restituiti. Per due giorni ho subito privazioni di cibo, e nella mia cella è stato spento il riscaldamento. Non ho potuto né lavarmi né cambiarmi i vestiti incrostati di sangue. Sino a quando il console italiano, avvertito dal mio avvocato a suo volta avvisato da uno dei miei compagni reclusi che hanno assistito alla scena, non è arrivato al centro di detenzione a ristabilire i miei diritti. Sono grato per tutto l'operato del console Andrea de Felip a mio favore, nel difendere i diritti di un cittadino italiano non incriminato per nulla.



Una sentenza già scritta

Durante un interrogatorio nel quale insistentemente mi si chiedeva, il perché avessi preso le difese di una persona che non è un mio amico, che conosco solo da pochi giorni, la mia risposta è stata più volte per «umanità», per «senso di umanità». Insistevano a non capire. Sono seguiti giorni difficili di isolamento sino a martedì 27, quandoci siamo presentati dinanzi alla corte israeliana. Ma la sentenza era già scritta, storia vecchia. Ho avuto sentore di tutto questo il giorno prima, quando nella mia cella, ho ricevuto la visita, sgradita visita, di un uomo in borghese che con fare arrogante ha iniziato a tempestarmi di domande. Alla mia richiesta di identificazione, l'uomo dopo qualche tentennamento si è definito un membro dei servizi (intelligence). E ha concluso il suo interrogatorio chiedendomi se realmente mi illudevo che l'indomani il giudice avrebbe potuto emettere una sentenza a nostro favore.

Le motivazioni con cui il giudice ci ha rifiutato un visto per entrare in Israele, rasentano il ridicolo. Dalla sentenza del giudice infatti si desume che dall'Italia siano giunte informazioni a riguardo di un mio coinvolgimento attivo in una rete internazionale radicale vicino agli anarchici. Premesso che abbracciare un'ideologia anarchica, non mi risulta essere di per sé un crimine, non ho mai avuto a che fare nella mia vita con movimenti anarchici.

Vivo un vita tranquilla, sono una persona piuttosto solitaria che trascorre le ore libere dal lavoro con gli amici, o accompagnandomi a un buon libro. Non svolgo alcuna attività politica qui in Italia, se si esclude la gestione di un blog in cui cerco di riflettere sui temi della cronaca quotidiana. (http://guerrillaradio.iobloggo.com/) Una volta all'anno parto per partecipare a progetti umanitari fuori dall'Italia in cui presto il mio lavoro volontario. Sono stato in Europa dell'Est e in Africa, a costruire orfanotrofi, ostelli per senza tetto, ristrutturare ambulatori, centri comunitari. In Palestina aderisco ai progetti dell'International Solidarity Movement (Ism), perché li ritengo al momento i migliori per lo stato di urgenza dovuta all'occupazione israeliana, ma mi sento libero anche in futuro di partecipare ad altri progetti con altre organizzazioni.



Osservatore per i diritti umani

Tutto ciò mi fa pensare alla vera utilità svolta dai servizi di intelligence nei vari paesi, a quella mano oscura di così arguti da non riuscire a sventare clamorosi attentati, tutti intenti a redigere dossier palesemente inventati per donare una parvenza di giustificazione che dia il via a questa o quella guerra. Gli stessi servizi, che dall'Italia hanno passato informazioni totalmente false a Israele riguardo alla mia persona. Il giudice ha anche sentenziato che in passato io e i miei compagni avremmo partecipato a manifestazioni violente nella West Bank. Anche questo è falso, alle uniche manifestazioni in Palestina contro il muro dell'apartheid a cui ho assistito, la mia presenza era in loco solo come osservatore di diritti umani, e in questi casi ho dovuto denunciare che le violenze giungevano dai soldati israeliani armati, piuttosto che da civili palestinesi disarmati.

Nonostante l'esito negativo della sentenza emessa dalla corte, continueremo a percorrere ogni via legale e lecita per cercare di spezzare questa catena di apartheid, questa continua illecita e illegale discriminazione promossa da Israele verso attivisti pacifisti e operatori umanitari. Israele deve capire che la presenza di internazionali in Palestina, che lavorano per la pace, non è una minaccia, ma appunto un incentivo al processo di pace fra palestinesi e israeliani. Che da una conferenza internazionale sulla non violenza Israele ha tutto da guadagnare, allorché la resistenza palestinese decidesse di adottare strategie ghandiane. Non è isolando la Palestina che Israele costruisce la sua sicurezza. Israele deve capire che la presenza di cittadini italiani, inglesi, spagnoli o americani in Palestina funge da deterrente alle continue violazioni dei diritti umani da parte dell'esercito israeliano, e da ciò ne trae beneficio Israele stesso, perché violenza genera sempre violenza, e una Palestina libera dall'occupazione militare sarebbe la migliore garanzia di sicurezza per i cittadini isrealiani.

Mentre alcuni media, rappresentano una visione del conflitto in cui Sharon e il suo governo avrebbero bruscamente virato per una politica di pace, noi che in Palestina ci mettiamo costantemente piede, sappiamo che il muro dell'apartheid continua a essere costruito, che la terra palestinese viene continuamente confiscata, che alle colonie evacuate da Gaza è corrisposta una maggiore espansione coloniale nella West Bank, che l'occupazione militare è causa di miseria e morte a tutte le ore nella vita di ogni palestinese. La criminalizzazione della pace deve essere impedita. Per questo non abdichiamo, continueremo a cercare di varcare i confini israeliani con il nostro messaggio pacifista, e in questi giorni altri volontari si stanno muovendo, pronti a partire, ben consci che i giorni di prigionia a cui siamo esposti non sono nulla in confronto alle atroci sofferenze che i detenuti palestinesi subiscono nelle carceri israeliane illegali sparse su territorio palestinese.

L'immobilità del governo italiano

Dopo questi giorni per me così provanti, raccolgo ciò che di positivo se ne è tratto. Perché se sia qui in Italia, che in Australia, che in Inghilterra, questo problema è stato risollevato, se qualche coscienza è stata risvegliata, se l'ingiusta giustizia israeliana si è trovata imbarazzata nel dichiarare colpevoli dei pacifisti innocenti, il nostro «sacrificio» non è stato per niente vano. Soprattutto, se uomini politici, senatori e parlamentari attualmente all'opposizione, si sono interessati al mio caso, ciò è di buon auspicio per possibile nuove azioni qualora ci sia un passaggio di potere al governo. Perché ciò che mi ha più sconsolato, più delle umiliazioni e delle intimidazioni nel mio periodo di detenzione, è stata proprio l'immobilità dell'attuale governo nei confronti di un suo cittadino ingiustamente incarcerato. Dovessi trovarmi in futuro in una situazione simile, voglio sperare di poter essere assistito da un governo meno interessato a interessi strategico-militari e più coinvolto nella lotta per il rispetto dei diritti umani.

vittorio arrigoni alias guerrilla radio (o viceversa)
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/30-Dicembre-2005/art132.html

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il Berliner Mauer tedesco e l'apartheid wall israeliano

 Title: il Berliner Mauer tedesco e l'apartheid wall israeliano
Name: guerrilla radio
Txt: Il 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino,
uno dei momenti più significativi della fine del secolo scorso.
Il dramma di uno stesso popolo, in uno stesso stato,
diviso a metà da politiche di divisione egemonica fra est filosovietico e ovest filoccidentale,
dopo 31 anni si concluse una sera a suon di martellate,
riunendo ciò che era stato artificialmente e forzatamente separato.

Pare assurdo, ritrovarsi in un Nuovo secolo,
e dover accertare il sorgere di nuovi muri di segregazione.
Come al solito, la storia non aiuta ad insegnare,

Così il nove novembre non rimane solo una data per ricordare un muro che è morto,
che è crollato, dalla foga di voler rinsaldare abbracci spezzati
ma anche quello che è risorto, a segregare,
in Palestina.
Il 9 novembre diviene quindi la giornata internazionale di solidarietà con i palestinesi contro il Muro della Segregazione.

Utilizzato da israele come un nuovo strangolamento della Palestina e come ultimo assalto in ambito di politica di occupazione,
quest'ultimo muro, a differenza di quello di Berlino,
produce ben più sofferenza alla popolazione civile:
confisca di terre, confisca delle fonti idriche, distruzione della vita e delle risorse dei palestinesi,
senza contare il crescente numero di morti e feriti colpiti dalla macchina di morte israeliana, colpiri mentre cercavano di difendere legittimamente la loro terra.
Il tutto in nome di una nuova espansione delle misure colonialiste sotto il solito pretesto adottato sin dal 1948.

Auspchiamo che presto anche questo muro
faccia la stessa fine del precedente ridotto in macerie.

g. r.

.-----alcuni dati:
La costruzione del muro
ha interessato più di 200.000 persone residenti nelle aree limitrofe dei distretti di Jenin, Tulkarem e Qalqiliya.
La città di Qalqiliya è Interamente circondata dal muro, Tulkarem è isolata da un lato dal Muro stesso e dall'altro dalla “Barriera di Isolamento” (un espansione del Muro che assicura una totale ghettizzazione della città) e 18 villaggi sono circondati da tutti e tre i lati dal Muro.
In diversi punti il muro penetra per 6 KM nella West Bank tagliandola per più di 1/10.
Quasi 11.500 persone provenienti da 16 villaggi sono intrappolate tra il Muro e la Linea Verde del 1967 in aree annesse di fatto a Israele e ora definite “zone a sorveglianza militare”.
10 colonie/insediamenti israeliani sono stati annessi di fatto.
La maggior parte della terra fertile di 50 villaggi sarà separata e isolata dal resto della comunità.

121.455 ettari di terra1 - il 2%della West Bank - è stata annessa di fatto durante la “Prima Fase” della costruzione del Muro e dichirata da Israele “zona di sicurezza”.
Delle 51 comunità colpite dal Muro, 25 registrano che i residenti non hanno accesso alla terra, 4 dichiarano un accesso limitato e 13 conservano ancora l’accesso.
Circa 20.000 persone, quasi 3.175 famiglie, saranno trasferite a est del muro ma dovranno lasciare i loro possedimenti agricoli a ovest, perdendo quindi il luogo dove vivono, il loro sostentamento e il diritto all’ereditarietà.
Quasi 10.000 animali non avranno accesso alla terra da pascolo.
Un industria illegale di legnami ha affiancato il lavoro dei bulldozers e le società di costruzione hanno aiutato a sradicare gli alberi utilizzando il pretesto della costruzione del Muro per venderli sul mercato di Israele.

Caso di Studio: Jayous, un piccolo villaggio nel distretto di Qalqiliya con un popolazione di circa 3.000 persone, ha già subito l’isolamento del 72% del proprio terreno agricolo, quasi 8.600 ettari e 7 falde acquifere. Quasi 300 famiglie stanno perdendo la loro unica fonte di guadagno.

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Demolizioni su Larga Scala

Sono stato demoliti 218 edifici nel villaggio di Nazlat'Isa, la maggior parte dei quali ospitavano attività commerciali, un importante fonte di guadagno e sopravvivenza per un ampio numero di comunità; 5 case sono state demolite per la costruzione del Muro.
Nel prossimo futuro saranno demoliti almeno altri 75 negozi, 20 fabbriche, 20 case e 1 scuola elementare.


Caso di Studio: Nazlat Isa, intrappolata tra Il Muro e la Linea Verde del 67, ha visto la distruzione dell'intero mercato commerciale per la costruzione del Muro. La zona Est della “Barriera di Isolamento” del Muro, costruita in questa area e sulla terra dei villaggi, diventerà l'autostrada Trans Israeliana e collegherà la rete stradale di Israele. E’ in atto un ulteriore demolizione di altre 16 case, ciò significa che la maggior parte del villaggio e l’intera infrastruttura economica su cui poggia verrà cancellata. Nazlat'Isa potrebbe essere il primo villaggio lungo il muro a venire distrutto.

Il Muro è a pochi metri da tanti piccoli villaggi o Insediamenti rurali. Ciò ha permesso all'esercito Israeliano di dichiarali prossimi alla demolizione.

Caso di Studio: Azzun Atma, un villaggio con 1500 residenti, è circondato per tre lati dal Muro e tagliato in due da un condotto israeliano che ne isola un quartiere di 70 residenti. Il Muro ha portato un ordine di demolizione per 24 case del villaggio.

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Risorse, Infrastrutture e Insediamenti

L'Acquedotto Occidentale, la più Importante risorsa idrica di acqua fresca della regione, dopo il fiume Jordan, è situato sotto i distretti di Jenin, Tulkarem e Qalqiliya rendendoli in grado di essere le aree agricole più produttive della regione nella West Bank. Secondo la Banca Mondiale, nel 2000 queste tre regioni hanno prodotto il 45% della produzione agricola della West Bank.
Molti villaggi perderanno la loro unica risorsa idrica.
36 falde acquifere e 200 cisterne sono isolate dalle comunità e 14 pozzi minacciano di essere demoliti dalla “zona cuscinetto” del Muro.
Il totale annuo di questi 5 pozzi, che sarà irrimediabilmente perso o a cui sarà estremamente difficile accedere, è più di 6.7 metri cubici d'acqua (MCM) e soddisfa le esigenze agricole e domestiche di più di 122.000 persone.
Sull'onda della costruzione in superficie, i bulldozer israeliani hanno distrutto più di 35.000 metri di condotte idriche e 25 pozzi e cisterne che erano utilizzati sia per scopi agricoli che per uso domestico.
Quasi il 50% delle 51 comunità dalla parte del muro sarà completamente incapace di irrigare la terra dall'altra parte del muro.
La confisca della terra, la distruzione e la dura restrizione del movimento causeranno, a una stima approssimativa, la perdita di 6500 posti di lavoro.

guarda la mappa aggiornata:

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Metaphore of  the conflict en Palestine

 Title: Metaphore of the conflict en Palestine
Name: Volpone
Txt: Metafora del conflitto in Palestina

Supponiamo che tu lettore abiti con i tuoi 5 figli, tua moglie e i tuoi genitori in una casa di due piani con annesso giardino, autorimessa, laboratorio artigianale, campo e stalla con le mucche.
Il fondo appartiene alla tua famiglia da decine di generazioni e tu vivi con il ricavato del laboratorio, dalla coltivazione del terreno annesso e dall’allevamento delle mucche.

Un giorno un tale ti chiede di ospitarlo per qualche giorno con la sua famiglia. Lo sistemi nella camera per gli ospiti al piano terreno per la quale ti paga un piccolo affitto.
Col tempo “loro” (gli ospiti) diventano sempre più intraprendenti : utilizzano la lavanderia, il giardino, la tua automobile, ecc. Dopo qualche mese non pagano più l’affitto.

Un giorno li richiami all’ordine ma loro minacciano di ucciderti. Spaventato ti rifugi da tuo cugino. Approfittando della tua assenza, “loro” si installano al I. piano. Al tuo ritorno si rifiutano di lasciarti entrare e sei costretto a soggiornare nella camera degli ospiti al piano terreno. Quando tenti di salire al I. piano ti danno un sacco di legnate e come se non bastasse sparano uccidendo uno dei tuoi figli. Chiami la polizia ma non ha tempo.

Un giorno “loro” utilizzano il tuo laboratorio e con il denaro prelevato dai tuoi libretti di risparmio lo ingrandiscono. Grazie alla loro abilità e alle loro relazioni internazionali e al lavoro sottopagato di due dei tuoi figli riescono a farne una piccola industria.

Un giorno arrivano dei parenti di “loro” in difficoltà : sei costretto a liberare la camera degli ospiti al piano terreno e alloggiare nell’autorimessa. I tuoi figli devono dormire sotto una tenda in giardino e i tuoi genitori sono costretti a bivaccare in strada.

Un giorno ne hai piene le scatole e tenti di sloggiarli con la forza. Uccidi uno dei loro figli ma anche loro sparano e uccidono uno dei tuoi figli, inoltre danneggiano l’autorimessa e distruggono la tenda. Nella tua casa e nelle adiacenze ogni tua traccia è stata cancellata e “loro” hanno applicato su tutto il loro stemma di famiglia. Interviene la polizia ma non sa che pesci pigliare, ha pure paura di “loro” e ti suggerisce di trasferirti da tuo cugino.

Un giorno la faccenda finisce davanti al giudice : “loro” affermano che la proprietà appartiene loro perché quando sono arrivati era disabitata, perché i loro antenati, con l’aiuto di Dio, vi vissero 2000 anni fa, perché “loro” hanno trasformato il terreno arido in un giardino, hanno creato un’industria e ora, grazie a “loro”, tutto è in ordine. Inoltre ricordano i loro fratelli assassinati dai banditi in un paese straniero.
Malgrado che anche tu sei un credente praticante, “loro”, mentendo, affermano che Dio è dalla loro parte e che per questo il vostro è solo un contenzioso di natura religiosa.
Il giudice, considerata la situazione esistente e visto che non è possibile stabilire a chi appartenga il fondo perché “loro” hanno distrutto i registri fondiari e tutti i documenti, decide salomonicamente di assegnare il I. piano, il laboratorio a “loro” e il piano terreno, il campo con la stalla, il giardino e l’autorimessa a te. “Loro” uccidono l’assistente del giudice e nottetempo posano una recinzione che t’impedisce l’accesso al campo e alla stalla. Impotente vedi “loro” mungere le tue mucche e lavorare con i tuoi attrezzi.

Furioso, con alcuni amici tenti di riconquistare la tua casa, ma “loro” respingono l’attacco distribuendo legnate a tutti. Inoltre occupano tutta la proprietà e pure gli orti dei vicini dai quali prelevano gli ortaggi.
Il giudice permette ai tuoi figli di soggiornare nella camera per gli ospiti mentre tu puoi stabilirti nell’autorimessa che devi riparare a tue spese.
“Loro” fanno lavorare saltuariamente i tuoi figli nella stalla.

Un giorno “loro” , aiutati da un amico potente, con minacce o con la restituzione di una parte dell’orto, riescono a convincere i tuoi vicini a non aiutarti più. Nel frattempo “loro” progettano la tua espulsione definitiva e per convincerti ad andartene distruggono l’autorimessa, controllano la tua posta, le tue telefonate, i tuoi spostamenti, ti confiscano l’automobile, ti rompono la tele, ecc. Per pagare questi interventi “loro” ti obbligano a partecipare alle spese amministrative. Mentre tu sei ridotto in miseria “loro” prosperano.
Il giudice ti regala una tenda e attribuisce una misera rendita ai tuoi genitori sistemati in un provvisorio-definitivo in mezzo alla strada. Due figli vivono alla bellemeglio al piano terreno della casa e il terzo è emigrato all’estero e saltuariamente ti invia un po’ di denaro.

Un giorno “loro” posano un cancello all’entrata del giardino e uno all’entrata della casa. Non puoi più recarti dai figli ne’ dai genitori e neppure al lavoro, a scuola o all’ospedale.
I tuoi genitori e tuo figlio emigrato non possono più entrare. Nel frattempo arrivano altri parenti di “loro” e si sistemano in una roulotte che posteggiano nel giardino.
“Loro” uccidono anche il tuo fedele cane perché “potrebbe diventare pericoloso”.

Un giorno ti rassegni e ammetti la tua sconfitta. Accetti che la casa sia “loro” in cambio della possibilità di vivere in pace nel giardino e di ricostruire l’autorimessa. “Loro” si dichiarano contenti che finalmente hai ammesso che “loro” sono i legittimi proprietari, ma sul resto nicchiano. Alcuni di “loro” ti insultano, distruggono nuovamente la tua tenda, tagliano anche gli ulivi dai quali ricavavi il tuo sostentamento e ti chiudono l’acqua.

Un giorno, visto che la situazione diventa insostenibile, spari un colpo di fucile verso la casa ferendo uno di “loro”. Per risposta “loro” uccidono un altro tuo figlio, ti rifilano un sacco di legnate e ti rinchiudono nel ripostiglio affermando che sei un pericoloso terrorista e finchè non ti calmi non ti rivolgeranno più la parola. Come se non bastasse tua moglie ti accusa di inettitudine e minaccia di andarsene per la propria strada.

Un giorno, per la disperazione, tuo figlio incomincia a lanciare sassi verso di “loro” , ma loro rispondono con fucili, cannoni, bombe, divieti, controlli, distruzioni, minacce, muri, ecc.
La gente, informata solo da “loro” , pensa che siete dei violenti e non vi aiuta.
Molte persone, incluso il giudice, tacciono perché intimorite dal potente amico di “loro” o perchè si sentono toccate dall’assassinio avvenuto all’estero dei fratelli di “loro”.
Qualcuno incomincia a dire che fai solo casino, che aiutarti costa troppo, che avresti dovuto accettare la generosa offerta di “loro” e che forse è meglio che te ne vai…Altri, pur denunciando la situazione, non osano intervenire o se ne disinteressano.

Caro Lettore : se sei in questa disgraziata situazione non puoi essere altro che un
Palestinese.
Ovviamente “loro” sono i sionisti, la polizia sono gli inglesi, il giudice è l’ONU , la gente è la comunità internazionale, i vicini sono L’Egitto, la Giordania, la Siria, il Libano, il potente amico di “loro” sono gli USA, ecc.

Come si farà ora a convincere “loro” a restituire il maltolto, o perlomeno a permettere una accettabile coabitazione ?


Metafora
del ritiro israeliano da Gaza.

In una prigione c'è un prigioniero politico* che occupa una cella piccola ma con un certo fascino. Al guardiano piace perciò sorvegliare il prigioniero a vista stando con lui nella cella nella speranza che un giorno possa disporre di tutta la cella per suo uso personale. Il prigioniero, oltre che essere privato della libertà, ha sempre il guardiano tra i piedi che lo intimidisce, lo controlla, gli crea difficoltà, gli ruba una parte del rancio, ecc. Col tempo anche la posizione del guardiano si fa scomoda, per esempio nei confronti del direttore del carcere e perchè deve continuamente guardarsi dai cattivi scherzi del prigioniero. Dopo un lunghissimo periodo di riflessione, valutati i pro e i contro, il guardiano decide che è meglio per lui stare all'esterno e sorvegliare il prigioniero attraverso la finestrella della porta. Detto fatto lascia nella cella una sua foto (che il prigioniero immediatamente straccia) e si piazza in corridoio dove la sua presenza impedisce agli altri prigionieri di recarsi in bagno. Il direttore strombazza al mondo credulone che ora "il prigioniero è più libero" sottintendendo però che il prigioniero è pericoloso (prova : ha stracciato la foto del guardiano) e deve rimanere rinchiuso (fa rinforzare le misure di sicurezza). Per il prigioniero la situazione è solo un po' più confortevole, ma la privativa della libertà con relativa sottomissione al guardiano sono immutate e nel complesso i prigionieri stanno peggio.
(* è in prigione perchè ha protestato quando gli amici del direttore gli hanno confiscato la casa)

Chiedi il CD gratuito con la storia della Palestina formato PowerPoint a
imparalavita@bluemail.ch

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edipo

 Title: edipo
Name: giuseppe incampo
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Url\Email: incagiu@hotmail.com
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