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Kufia | Visual blog for Palestine

A collection of images, artworks and words is opens to every contribute from world wide, collectives and individuals, as supporting tool to "Kufia project - 100 disegnatori per la Palestina" (100 illustrators for Palestine). The goal of these pages is the comparison, the harvest of ideas, projects that are supporting the palestinian struggle for self-determination.

You can add this project publishing your own artworks or words, spreading around the url, telling it to your friends.


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A visual blog for Palestine.
Questa raccolta di immagini e parole, aperta ai contributi di tutti gli utenti, gruppi e sensibilità diffuse, è un supporto al progetto Kufia, 100 disegnatori per la Palestina.
Lo scopo di queste pagine è il confronto, la raccolta di idee, spunti, progetti che sostengano la lotta di autodeterminazione del popolo palestinese.

Potete partecipare al progetto pubblicando le vostre immagini e parole, diffondendo questo url, parlandone con amici e invitandoli a partecipare e sostenere.

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Publish Archive The project Contacts Credits

 Title: Delegazione Palestinese a Porto Alegre 2005

Delegazione Palestinese a Porto Alegre 2005

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Name: politicalcomics.org
Txt: Comunicato Stampa

18 gennaio 2005

Delegazione Palestinese a Porto Alegre 2005



UNITI NELLA LOTTA:Dichiarazione comune ed appello della Occupied Palestine and
Syrian Golan Heights Advocacy Iniziative (OPGAI), presentata al Forum Sociale
Mondiale 2005 da OPGAI

FINE DELL'OCCUPAZIONE MILITARE ISRAELIANA

Quali Organizzazioni della società civile, siamo parte di quella popolazione
araba e palestinese che ha combattuto per decenni contro la colonizzazione e
l´occupazione militare impostaci dai coloni ebrei attraverso il movimento

sionista e lo Stato di Israele.

Siamo parte di quel movimento mondiale di persone coinvolte nella battaglia per
la giustizia, l´uguaglianza e la libertà degli oppressi ed emarginati e siamo
venuti al Social Forum Mondiale con una chiara agenda: desideriamo condividere
con voi la nostra analisi sulle cause alla radice di questo conflitto protratto
in Palestina e, sulla base della nostra comune riflessione, desideriamo ottenere
un vostro effettivo sostegno alla nostra battaglia continua.

DI CHE BATTAGLIA SI TRATTA?

La motivazione alla base del conflitto protratto in medio oriente è la negazione
del diritto del popolo indigeno arabo-palestinese di vivere e svilupparsi
liberamente sulla nostra terra, cioè il diritto all´autodeterminazione,
attraverso l´imposizione di uno Stato nel 1948.Lo Stato di Israele è stato
costruito da immigrati a loro unico vantaggio. In questo senso non si tratta di
un "normale Stato coloniale" costruito tramite l´espropriazione delle risorse
locali e del lavoro indigeno. Israele si autodefinisce come " uno Stato solo per
il popolo ebraico". La politica israeliana-sionista dagli inizi del XX secolo ad
oggi ha avuto l´obiettivo di PRENDERE IL CONTROLLO DELLA TERRA e di ESCLUDERNE
il popolo indigeno.

ISRAELE E´ UNO STATO COLONIALE DI APARTHEID

La conquista della terra e l´esclusione del popolo arabo-palestinese si è
ottenuta attraverso una varietà di pratiche politiche applicate, all´inizio
all´interno del territorio dello Stato di Israele (ad esempio le linee del
cessate il fuoco del 1999). Misure simili sono poi state riprodotte nel
teritorio palestinese ed arabo occupato da Israele nel 1967, come la
Cisgiordania palestinese, la Striscia di Gaza e le alture siriane del Golan.
Queste misure includono:



* ESPULSIONE DI MASSA AD OPERA DELLE FORZE MILITARI E NEGAZIONE DEL DIRITTO AL
RITORNO PER I RIFUGIATI. ( cioè pulizia etnica): ci sono circa 6 milioni di
rifugiati palestinesi (compresi i loro discendenti) delle guerre del 1948 e
1967. Israele ha illegalmente espropriato le loro terre e case, così come le
proprietà di circa cinquecentomila arabi siriani e dei loro discendenti espulsi
dalle alture del Golan nel 1967. Oggi questi rifugiati costituiscono la
maggioranza della popolazione palestinese.



* OCCUPAZIONE MILITARE E PRESSIONI che hanno l´obiettivo di spingere le persone
ad andarsene perché la loro vita quotidiana diventa insostenibile: in
trentasette anni di occupazione israeliana nella Cisgiordania e nella striscia
di Gaza sono state demolite circa 20000 case palestinesi, e circa 600000
palestinesi sono stati imprigionati per periodi più o meno lunghi. Solo nella
corrente intifada (2000-2004) sono stati uccisi 3300 palestinesi, di cui 600
erano bambini, e più di 27000 sono stati feriti dai soldati israeliani e dai
coloni. Le infrastrutture pubbliche e private sono state distrutte. Molte
centinaia di migliaia di alberi sono stati sradicati. I Palestinesi subiscono
rigide restrizioni alla loro libertà di movimento ed al loro accesso a terra e
acqua. Queste misure hanno accelerato un processo di contro-sviluppo economico.



* PROGRAMMA DEMOGRAFICO VOLTO A MANTENERE UNA MAGGIORANZA EBRAICA IN PALESTINA:
questo include l´incoraggiamento dell´immigrazione ebraica; la costruzione di
colonie solo per ebrei su terre illegalmente sottratte ai contadini palestinesi
(circa 430000 coloni sono stati trasferiti in più di 227 colonie solo per ebrei
nella Cisgiordania occupata, a Gerusalemme est e nella striscia di Gaza);
l´annessione unilaterale di territori occupati senza l´inclusione dei suoi
abitanti nativi (Gerusalemme est, le alture del Golan); il potenziamento
dell´immigrazione, la promulgazione di leggi sulla terra e la cittadinanza che
deprivano gli abitanti indigeni arabi-palestinesi ed i proprietari di terra del

loro diritto ad una loro nazionalità ed alla loro terra, ed il trasferimento di
questi diritti allo Stato e al popolo ebraico di Israele per il suo solo beneficio.



* SEPARAZIONE FORZATA DEGLI ARABI-PALESTINESI TRA LORO E DALLA LORO TERRA: a
questo proposito, dal 1948 sono state istituite zone militari chiuse e permessi
speciali su tutto il territorio. I check point militari permanenti, imposti nel
1993, la costruzione del muro di Israele dell´apartheid iniziata nel 2002 e il
piano di ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza, fissato per il 2005, sono
manifestazioni visive più recenti della stessa politica.



* DELEGITTIMAZIONE DELLA BATTAGLIA DEI PALESTINESI: campagne di propaganda e
disinformazione deliberata e distorsione dei fatti sulla situazione in Palestina
hanno accompagnato la conquista sionista dal suo inizio. Il più famoso slogan
descriveva la Palestina come "una terra senza popolo per un popolo senza terra".
Oggi la propaganda sionista israeliana utilizza deliberatamente l´islamofobia
occidentale e la "guerra contro il terrore", il bisogno di giustificare la
guerra e l´occupazione in Iraq, così come la preoccupazione per l´antisemitismo,
con lo scopo di instillare paure e disinformazione sulla battaglia
arabo-palestinese negli ambienti accademici, mediatici, politici e pubblici in
occidente.

A CHE PUNTO SIAMO OGGI?

Una implementazione efficace delle pratiche politiche riassunte fin qui non
sarebbe stata possibile senza il sostegno politico garantito dalle potenze
occidentali tra cui la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. La nostra battaglia
collettiva ha però portato dei risultati. Oggi siamo riconosciuti come un popolo
con dei diritti. Centinaia di risoluzioni delle Nazioni Unite hanno affermato i
nostri diritti, hanno condannato le politiche coloniali e discriminatorie di
Israele come illegali secondo la legge internazionale ed hanno richiesto ad
Israele di trovare una soluzione efficace. Nel 2004 la Corte Internazionale di
giustizia ha fatto lo stesso. Tuttavia molti Governi, le Nazioni Unite e
l´Unione Europea sono rimaste immobili rispetto all´applicazione di misure
politiche che potrebbero fare pressione su Israele. Israele continua ad operare
al di fuori e al di sopra della legge.

Il processo di colonizzazione, occupazione e costituzione di un sistema simile
all´apartheid in Palestina e sulle alture del Golan continua rapidamente e la
effettiva possibilità di implementare la soluzione dei due stati, favorita a
livello internazionale, potrebbe essere persa per sempre. Gli sforzi diplomatici
per portare, con il consenso di Israele, alla fine dell´occupazione militare e
alla costituzione di uno Stato palestinese sovrano nella Cisgiordania occupata
nel 1967, Gerusalemme est e nella striscia di Gaza attraverso il processo di
pace di Oslo e la Road Map sono falliti. Allo stesso modo hanno fallito le
negoziazioni tra Siria e Israele sponsorizzate dagli Stati Uniti nel portare
alla pace sulla base di un ritiro di Israele dalle alture del Golan. La
cosiddetta "nuova finestra di opportunità" per una pace negoziata tra Israele ed
i palestinesi è una retorica vuota in un clima in cui la battaglia per i diritti
di base, per la giustizia e la libertà viene crescentemente sfidata e screditata
in Palestina, in Iraq, come altrove.

CHIAMATA ALL´AZIONE

Oggi il popolo Palestinese e quello siriano del Golan occupato non godono
neppure della più basilare protezione dei governi e delle Nazioni Unite, che
hanno la responsabilità ed il dovere di impedire conquiste forzate, occupazione
e apartheid, e di facilitare giusti rimedi e soluzioni.

La società civile globale, i movimenti di base e le ONG sono quindi rimasti i

nostri unici alleati. Ci appelliamo quindi ai partecipanti di questo Social
Forum mondiale affinché ci si attivi urgentemente e su larga scala per favorire
una conclusione della situazione attuale in Palestina ed iniziare una nuova era
in cui i popoli indigeni possano tornare nella loro terra e siano compensati per
i danni e le sofferenze subite, ed in cui tutto il popolo palestinese possa
godere liberamente dei propri diritti di base, individuali e collettivi,
nell´ottica di uno o due stati sovrani in linea con le loro scelte.

In particolare ci appelliamo ai partecipanti a questo Social Forum mondiale
affinché focalizzino gli sforzi individuali e collettivi su:

SVILUPPARE UN´INFORMAZIONE PUBBLICA E PROMUORVERE CAMPAGNE CHE POSSANO
EFFETTIVAMENTE SFIDARE LA PROPAGANDA SIONISTA-ISRAELIANA:



* Focalizzare sulle cause alla base del conflitto protratto; sottolineare la
discriminazione provocata dalle politiche e dal carattere esclusivamente ebraico
di Israele, la continua espropriazione forzata degli arabi-palestinesi e la
compensazione per gli espropri e per il diritto al ritorno.





* Visitare ed incoraggiare a visitare la Palestina occupata e le alture siriane
del Golan

COSTRUIRE UNA CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO, DISINVESTIMENTO E SANZIONAMENTO ISPIRATA
AL MODELLO DELLA CAMPAGNA ANTI APARTHEID IN SUD AFRICA:



* Lanciare nuove iniziative e promuovere quelle esistenti con lo scopo di

stimolare il boicottaggio pubblico (boicottare i prodotti israeliani, non
cooperare con le iniziative israeliane negli ambiti della cultura,
dell´educazione e dello sport), ritirare gli investimenti (di compagnie private
e di istituzioni pubbliche dalle istituzioni e dal mercato azionario israeliano)
e fare pressione sui governi affinché impongano sanzioni su Israele. Scegliere
iniziative che si adattano al proprio contesto locale, collegandole alle diverse
iniziative nel mondo.

COSTRUIRE COMITATI DI SUPPORTO A LIVELLO LOCALE per quegli attivisti,
giornalisti, insegnanti e politici che hanno il coraggio di esporsi per i
diritti dei palestinesi, venendo minacciati dalle organizzazioni di lobby sionista.


COORDINARSI CON LE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETA' CIVILE PALESTINESE-ARABA


* Mantenere incontri regolari e coordinare la propria attività con quella delle
organizzazioni della società civile in Palestina (incluse quelle basate nella
Palestina storica, oggi Israele) ed in esilio, e con le organizzazioni della
società civile siriana nelle alture del Golan.


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 Title: stoptorture

stoptorture

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Name: politicalcomics.org
Txt: Everyone has the right to live free of the threat of torture and ill-treatment. International law unequivocally and absolutely prohibits torture in all circumstances. Yet despite universal condemnation, torturers continue to inflict physical agony and mental anguish on countless victims - and to get away with it.

The world has changed immeasurably since Amnesty International first began denouncing torture. So too have the challenges and opportunities facing the fight against torture. It is clear that torture is not confined to any particular political system. It occurs in democracies as well as dictatorships, under civilian as well as military governments. It is also clear that the victims of torture include criminal suspects as well as political prisoners, the disadvantaged as well as the dissident, people targeted because of their identity as well as their beliefs. They are women as well as men, children as well as adults.
http://web.amnesty.org/pages/stoptorture-index-eng

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 Title: Marwan Barghouti

Marwan Barghouti

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Name: politicalcomics.org
Txt: "Israelis must abandon the myth that it si possible to have peace and occupation at the same time, that peaceful coexistence is possible between slave and master."

http://www.freebarghouti.org

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 Title: La mujer en los conflictos bèlicos

La mujer en los conflictos bèlicos

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Name: politicalcomics.org
Txt:
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 Title: FINI, RITORNO PROFUGHI IN PALESTINA NON ATTUALE

FINI, RITORNO PROFUGHI IN PALESTINA NON ATTUALE

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Name: politicalcomics.org
Txt: ASCA) - Beirut, 13 gen - Dopo aver incontrato a Beirut il
presidente libanese Emil Lahoud e il primo ministro Omar
Karame' e il ministro degli Esteri, Monyane Moleleki, il
titolare della Farnesina, Gianfranco Fini, ha detto che le
autorita' libanesi, che conoscono bene quali devastazioni
porta la guerra, sono d'accordo nel favorire tutte le
iniziative che portano alla pace tra Israele e Palestina, ma
anche quelle che portano alla pace tra Israele e la Siria e
Israele e il Libano. Anche la posizione italiana e' per una
pace giusta e durevole - ha proseguito il ministro degli
Esteri italiano - ma la nostra valutazione e' piu' pragmatica
perche' ritiene prioritario l'accordo tra l'autorita'
nazionale palestine e Israele che e' la prima tappa di
verifica della volonta' di dialogo e di pace dei due paesi.
In Libano ci sono attualmente 400 mila profughi palestinesi
il problema per il loro ritorno in Palestina e' molto
sentito. Ma noi ricordiamo che sul diritto al ritorno dei
palestinesi e' fallito uno dei tentativi di arrivare alla
pace. Per altro - ha proseguito il Capo della Diplomazia
italiana - la Road Map fissa una strada ben precisa e prevede
che i problemi sullo statuto finale debbano essere affrontati
per ultimi e non per primi. Se vogliamo rafforzare la pace,
non possiamo partire dall'aspetto conclusivo, ma procedere
tappa dopo tappa. E' una valutazione - ha concluso Fini -
che, naturalmente, i libanesi comprendono ma non
condividono''.

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